Le opere di Renè (ovviamente è un nome d’arte) soddisfano pienamente il nostro desiderio di serenità e ci conducono verso una comfort zone dello spirito che le rende assai gradite al pubblico: l’autore non è certo un outsider, ha alle spalle una lunga carriera, ma negli ultimi anni ha sperimentato con successo una nuova formula compositiva che si
basa sulla sovrapposizione di varie immagini iconiche tratte dal mondo dell’arte ma anchedalla cinematografia, dal fumetto e dalla pubblicità.
Il risultato è una straordinaria esplosione di energia che si manifesta attraverso l’uso di colori assai vivaci e di combinazioni che alla prima appaiono come la conseguenza di una sbornia visiva che tende a fondere il possibile con l’impossibile, il reale con il fantastico.
Proiettando le immagini sulla tela, il pittore pugliese passa poi a disegnarne i contorni e a stendere il colore in preda ad un furor cromatico che non può non ricordare la Pop Art.
È singolare notare che in ognuna delle sue bizzarre ambientazioni compaia sempre un lampadario che scende dal soffitto delle stanze popolate da una moltitudine di personaggi
e di animali: in alcuni casi si tratta di un pomposo lampadario di Murano in stile rococò, in altri di una più lineare lumiera, ma c’è sempre questo oggetto che ci riporta al vissuto quotidiano, ad un interno borghese e rassicurante.
Ma lasciando scorrere gli occhi sulle pareti della stanza, non può non sorgere il dubbio di trovarci in una abitazione nella quale vive un personaggio in preda ad una sorta di delirio visivo, stanze popolate da presenze e da oggetti che rimandano prevalentemente agli anni sessanta e settanta e che certo non dispiacerebbero ad un cultore di quel periodo come Renzo Arbore. Il popolare volto del personaggio televisivo non a caso compare in una delle opere di Renè: seduto con le gambe accavallate è circondato da Biancaneve e i sette nani, mentre sullo sfondo occhieggia la ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer riprodotta su un manifesto pubblicitario strappato. Le combinazioni di immagini che caratterizzano le opere di Renè meriterebbero certamente un approfondimento di natura psicanalitica per comprendere in base a quali associazioni mentali l’artista le accoppi: capita infatti di riconoscere Einstein davanti all’Ultima Cena di Caravaggio e quest’ultimo è senza dubbio uno dei pittori del passato prediletti da Renè perché in un’altra tela troviamo il suo Bacchino malato in dialogo con de Chirico e Roy Liechtenstein.
Cercare di riconoscere chi siano gli autori delle opere che compaiono nelle tele dell’artista pugliese è davvero un esercizio utile e divertente: l’elenco è lungo e comprende oltre agli autori già citati, Jeff Koons, Botero, Xavier Bueno, Dalì, il tutto è poi condito con gli interventi grafici di Renè che inserisce graffiti, schizzi, macchie, lacerazioni ricordando così da lontano i celeberrimi decollage di Mimmo Rotella.